ADNK (CRO) – 09/12/2006

Roma, 9 dic. – (Adnkronos) – “Sull’argomento delle unioni di fatto, argomento al di fuori del nostro operato associativo, vogliamo ugualmente offrire un breve contributo tecnico – giuridico, senza alcuna paura di esprimere, al contempo, un sentimento di viva preoccupazione per le sorti della famiglia tradizionale fondata sul matrimonio. Giovanni Paolo II, diceva sempre di non avere paura, speriamo che su certi temi etici, prevalga il coraggio di non avere paura della propria coerenza morale, piuttosto che il timore dell’incoerenza politica”. Lo dichiara Giuseppe Maria Meloni, presidente del Movimento Clemenza e Dignità.
“Certamente, per quanto concerne la tutela di diritti individuali – ha proseguito Meloni- l’art. 2 della nostra Costituzione, va a riconoscere e a garantire i diritti inviolabili dell’uomo, tutelando essenzialmente i diritti soggettivi della personalità, ovvero gli attributi essenziali della persona umana, mentre l’art. 3 della nostra Costituzione, allo stesso tempo, sancisce proprio il principio di eguaglianza formale e sostanziale di tutti i cittadini. Tuttavia nel decreto di legge sulle unioni di fatto, che il Governo si è impegnato a presentare entro il 31 gennaio 2007, si fa riferimento, naturalmente e come risulta logico in materia di unioni tra persone e di relativi rapporti giuridici, a diritti e doveri che trascendono la sfera privatistica dei diritti del singolo, a diritti e doveri che non appartengono solamente alla sfera individuale, ma che si proiettano e si inseriscono, propriamente, nell’ambito di un contesto di vita comune e familiare di fatto, nell’ambito di tutela di un interesse collettivo, con una sottesa ratio di diritto pubblico”.
“Al riguardo – ha aggiunto – in materia di famiglia e di tutela di questo interesse collettivo, l’art. 29 della nostra Costituzione ‘Rapporti Etico-Sociali’, risulta molto chiaro, recitando che ‘la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio’. La problematica – ha concluso Meloni- non risiede, quindi, nel riconoscimento privatistico di bisogni e diritti individuali ma risiede nel fatto che tutti i diritti superiori l’interesse meramente individuale, e pertinenti ad una sfera di vita comune e familiare, vengono formalmente riconosciuti nella nostra Costituzione e dalla nostra Repubblica, solo in quanto diritti acquisiti e derivati da un vincolo matrimoniale, senza alcuna possibilità di spazio per qualsiasi forma di riconoscimento pubblicistico delle nuove quasi-famiglie”.

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PACS: CLEMENZA E DIGNITA', LA COSTITUZIONE RICONOSCE DIRITTI FAMIGLIA
COPPIE DI FATTO: CLEMENZA E DIGNITA', FAMIGLIA NON E' CO.CO.CO.

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