COMUNICATO – 30/03/2009
Roma, 30 Mar. – “Il sovraffollamento nelle carceri italiane è nuovamente drammatico. Non si tratta solo di un problema di carenza di personale, di ingegneria o di edilizia penitenziaria, è una crisi generale del concetto di pena, così come delineata nel codice Rocco.” Lo afferma in una nota Giuseppe Maria Meloni, presidente di Clemenza e DignitĂ . “Dal 1930, anno di approvazione del codice penale – prosegue – è cambiata la societĂ italiana. Sono mutati i freni inibitori di natura sociale, di carattere etico – morale. Sono insorte le problematiche legate alle tossicodipendenze. Sono cambiate le condotte criminali e le modalitĂ di attuazione delle condotte criminali giĂ tipizzate. Soprattutto è mutata, per via di massicci flussi migratori l’entitĂ e la soggettivitĂ del fenomeno criminale.” “Basta osservare – rileva – i ruoli d’udienza affissi nelle aule di Tribunale, per comprendere che il fenomeno criminale deve ormai inquadrarsi in un’ottica internazionale.” “Solo alla luce di questi cambiamenti e in un’ottica di criminalitĂ mondiale, – osserva – è possibile inquadrare correttamente il problema del sovraffollamento nelle carceri italiane.” “Per risolvere l’emergenza – spiega Meloni – la soluzione potrebbe essere ripensare il concetto di pena fondato prevalentemente sulla detenzione, adottando per reati veramente minori e per soggetti non pericolosi per l’incolumitĂ pubblica, delle pene non detentive, magari incentrate su lavori di utlitĂ sociale. Ci conforta in tale soluzione prospettata anche il messaggio di Giovanni Paolo II per il Giubileo nelle carceri del 2000.” “Tale messaggio – conclude Meloni – proprio sulla punizione detentiva, recitava in questo modo: “In molti Paesi le carceri sono assai affollate. Ve ne sono alcune fornite di qualche comoditĂ , ma in altre le condizioni di vita sono assai precarie, per non dire indegne dell’essere umano. I dati che sono sotto gli occhi di tutti ci dicono che questa forma punitiva in genere riesce solo in parte a far fronte al fenomeno della delinquenza. Anzi, in vari casi, i problemi che crea sembrano maggiori di quelli che tenta di risolvere. Ciò impone un ripensamento in vista di una qualche revisione..””