ADNK (CRO) – 23/11/2009
Roma, 23 nov. (Adnkronos) – ”L’intenzione di abbreviare la durata dei processi e’ uno scopo lodevole, un fatto di civilta’ che corrisponde ad un nitido interesse di tutti i cittadini. Tuttavia, se tale abbreviazione, non si accompagna ad una precisa statuizione circa la colpevolezza o meno, si finisce per ledere un superiore interesse pubblico, il fine di giustizia in se per se”.
Lo afferma in una nota Giuseppe Maria Meloni, presidente di Clemenza e Dignita’, che aggiunge: ”La prescrizione, da mera eccezione, mitigatrice dell’obbligatorieta’ dell’azione penale, sta gia’ ora assumendo delle enormi dimensioni patologiche, tali da ledere il generale fine di giustizia e di rendere incomprensibili le ragioni dell’esistenza dello stesso istituto”.
”Difatti – prosegue – il venir meno dell’interesse dello Stato a punire una condotta criminale, per il solo fatto del trascorrere del tempo, risulta illogico, quando un processo per la punizione del colpevole di quella condotta si sta contestualmente celebrando, e si sono impiegati anni e risorse, tra indagini, accertamenti tecnici e udienze di vario tipo per accertare la verita’.”
”Una possibile soluzione alla smisurata durata complessiva dei processi – osserva – potrebbe essere, piuttosto, quella di intervenire sui mezzi di impugnazione”. ”Ad esempio – conclude – nel processo penale, al fine di rendere maggiormente consapevole l’uso dell’appello, potrebbe anche pensarsi di rimeditare il cosiddetto ”divieto di reformatio in peius”, secondo cui il giudice di appello puo’ soltanto confermare la pena di primo grado o attenuarla, senza poter decidere in senso piu’ sfavorevole all’appellante”.
(Rre/Col/Adnkronos) 23-NOV-09 14:33 NNNN