DIRITTI GLOBALI (www.dirittiglobali.it) – 28/06/2010
Fonte: Redattore sociale | 28 Giugno 2010
Il presidente Meloni: “La punizione dei colpevoli diviene spesso l’occasione per la prosecuzione delle ostilità tra la legge e i suoi trasgressori. Auspicabile un’azione più mirata di coloro che operano nei penitenziari”
ROMA – “Nelle carceri, oltre ai suicidi, c’è un ulteriore aspetto preoccupante: le aggressioni subite dalla Polizia penitenziaria, a cui va tutta la nostra personale stima e solidarietà.” Lo afferma in una nota Giuseppe Maria Meloni, presidente di Clemenza e Dignità, che aggiunge: “Con la giustizia, perseguita attraverso il processo, attraverso l’uso dei mezzi giudiziari, si fa ricorso a principi giuridici che sono capaci di interrompere la violenza e l’odio, capaci di dirimere e neutralizzare i conflitti e in particolare il conflitto tra la legge e gli autori di comportamenti ad essa contrari”. “Tuttavia dopo il processo, attraverso cui deve farsi giustizia e in maniera definitiva, – rileva – spesso si profila una anomalia, ovvero il conflitto tra la legge e i colpevoli anziché cessare, ricomincia durante l’esecuzione della pena come nella fase anteriore al processo.”
“La punizione dei colpevoli – osserva – che è un atto di giustizia, diviene spesso l’occasione per la successiva prosecuzione delle ostilità tra la legge e i suoi trasgressori, tra vincitori e vinti, in un clima contaminato da desideri di vendetta.” “Per tentare di arginare questo clima di conflittualità – conclude – è auspicabile riconoscere un ruolo più incisivo alle associazioni di volontariato, alla preziosa missione dei cappellani delle carceri, e in genere a tutti quei soggetti imparziali e terzi al menzionato conflitto, che già attualmente svolgono un’azione altamente meritoria nelle carceri italiane”.