Comunicato stampa
Roma, 03 gen. 2018 – “La sicurezza reale, quella rilevabile dai dati statistici è importante, ma non meno importante è la sicurezza percepita, ovvero quella avvertita in maniera soggettiva dal singolo cittadino.” Lo dichiara in una nota Giuseppe Maria Meloni, portavoce di Piazza delle Carceri e della Sicurezza del cittadino che aggiunge: “Al di lĂ dei dati statistici ed oggettivi, infatti, è soprattutto la sicurezza concretamente percepita che può creare quelle condizioni perchĂ© la personalitĂ umana così come le discendenti iniziative politiche, economiche e sociali, possano liberamente e pienamente esplicarsi e svilupparsi.” “La sicurezza reale e la sicurezza percepita, – continua – tendono spesso a non coincidere esattamente. Ad esempio in questo particolare momento storico i dati sulla sicurezza reale sembrano essere molto piĂą rassicuranti rispetto alla sicurezza percepita dal singolo cittadino.” “Proprio al fine di cercare di venire in soccorso di un diffuso senso di insicurezza percepito dalla cittadinanza, – rileva – vi è la tendenza, specie nella comunicazione che scaturisce dai media, a chiedere che la pena sia particolarmente severa, se non crudele.” “In realtĂ , – precisa – se la certezza della pena, influisce per davvero sulla sicurezza percepita, l’eventuale disumanitĂ della stessa pena, non è invece, in grado di far accrescere, realisticamente, la sicurezza percepita nella cittadinanza.” “Sulla circostanza – osserva – che la sicurezza reale e la sicurezza percepita non sempre vadano coincidendo, si sostiene da piĂą parti che ciò possa essere dovuto al fatto che i media vanno generando una martellante comunicazione sugli episodi di cronaca, creando un conseguente senso di allarme, così come al fatto che la sicurezza percepita in sè, è comunque sempre influenzata dall’emotivitĂ dell’individuo.” “Questa lettura, tuttavia, – spiega Meloni – appare essere molto sbrigativa, troppo riduttiva e superficiale, in quanto la circostanza che non vi sia una perfetta coincidenza tra sicurezza reale e percepita, potrebbe essere anche determinata dal fatto di una sfiducia, di una rassegnazione, se non di una paura che spinge in molti casi i cittadini a non segnalare dei fatti antigiuridici, che sebbene non vengano portati alla luce, sono, invece, realmente accaduti e sono stati concretamente percepiti dalle persone.” “Per consentire che la sicurezza reale possa essere maggiormente sovrapponibile a quella percepita, – conclude – sarebbe, quindi, necessario agire anche attraverso la potente persuasione dei media sulla predetta sfiducia, sulla predetta rassegnazione e sulla predetta paura. Non si tratta di un processo facile, ma in prospettiva, e per via, poi, dell’iter di giustizia e di pena che ne dovrebbe conseguire, far venir meno questa sfiducia, questa rassegnazione e questa paura, significherebbe anche aumentare la sicurezza percepita dalla cittadinanza”.