Comunicato stampa

Roma, 15 ott. 2018 – “E’ inammissibile che dei bambini siano costretti a trascorrere la loro vita, le loro giornate, la loro infanzia, dentro una prigione. Qualcuno spieghi quale particolare colpa abbiano mai avuto, quale tipo di reato abbiano mai commesso questi poveri bimbi. Senza aspettare che si verifichino degli ulteriori tristi episodi, come quello recente di Rebibbia, bisogna cancellare da subito questa grave violazione dei diritti umani che macchia le splendide pagine di civiltà umana e giuridica scritte dal nostro Paese. Per fare questo, per cancellare questa vergogna, è necessario anche intervenire sui codici. In particolare, sarebbe necessario intervenire sul codice penale, sull’aspetto del rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena, e, quindi, sull’attuale previsione che stabilisce il differimento dell’esecuzione di una pena non pecuniaria, quando debba avere luogo nei confronti di madre di infante di età inferiore ad anni uno, al fine di innalzare, a tutela generale dell’infanzia, questo breve limite di età che è stato fissato. Inoltre, vi è da segnalare che mentre per le madri che sono condannate, siamo comunque in presenza di un argine che è eccessivamente breve ma forte, ovvero quel rinvio obbligatorio di cui parlavamo prima, il grande problema sorge, invece, per le madri che sono semplicemente in custodia cautelare. Difatti, il codice di procedura penale, stabilisce per le madri di prole di età non superiore a sei anni, che non possa essere disposta né mantenuta la custodia cautelare in carcere, ma allo stesso tempo utilizza quella formula generica “salvo che sussistano esigenze cautelari di eccezionale rilevanza”, che apre le porte a molteplici interpretazioni, che apre un varco, anzi una grande falla nel sistema, falla che poi va ad originare quei casi allucinanti di madri con bimbi di qualche mese dietro le sbarre. Pertanto, sarebbe necessario intervenire anche sul codice di procedura penale al fine di chiudere questa falla, e comunque, sarebbe necessario intervenire sui codici, penale e di procedura penale, per creare una armonizzazione delle situazioni tra madri condannate e madri in custodia cautelare. Così come è previsto nel codice penale, per le madri condannate, un rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena, bisognerebbe stabilire nel codice di procedura penale, il divieto assoluto, o perlomeno il divieto temperato solo dall’eccezione di pochissime e gravissime figure di reato espressamente indicate, di disporre la custodia cautelare in carcere o comunque presso un istituto a custodia attenuata, nei riguardi di quelle donne che siano madri di infante avente proprio quella particolare età, che secondo il codice penale, consentirebbe il rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena”. Così in una nota Giuseppe Maria Meloni, portavoce di Piazza delle Carceri e della Sicurezza del cittadino.

 

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