Comunicato stampa

Roma, 19 nov. 2020 – “Solo se si optasse entro poco tempo per un sistema penale non fondato prevalentemente sulla privazione della libertà personale, potrebbe dirsi che non sia attualmente necessaria una riforma delle carceri italiane. E’ evidente, tuttavia, che la predetta opzione non appare al momento immaginabile nel nostro Paese, ed è evidente, quindi, che serve urgentemente una riforma. Una riforma capace di sintonizzare il carcere con l’art. 27 della nostra Costituzione, e quindi con la finalità rieducativa della pena. Oggi, si parla delle carceri per via del Covid, ma pure se non fosse mai esistito il Covid, ci sarebbero state comunque le malattie infettive, le malattie psichiatriche, i suicidi, i tentativi di suicidio, gli atti di autolesionismo. Attraverso una riforma delle carceri dobbiamo portare in maniera stabile negli istituti, la dignità, l’umanità e la speranza. Dobbiamo arricchire la pena con tutte quelle attività istruttive, formative e lavorative, capaci di garantire un proficuo reinserimento sociale del condannato. Tutto ciò sarebbe utile anche per la nostra sicurezza, perché un condannato che poi si inserisce positivamente nel contesto sociale, significa per forza più sicurezza per tutti. La risposta giusta all’emergenza costante delle carceri, è, quindi, finalmente, una grande riforma, e non i continui provvedimenti di svuotamento delle carceri. Tali provvedimenti oltre a muoversi al di fuori del dettato costituzionale che prevede, invece, i rimedi dell’amnistia e dell’indulto, vanno realizzando nel loro ripetuto susseguirsi, qualcosa di più grave della mancata attuazione della finalità rieducativa della pena. Con tali provvedimenti, difatti, si va, addirittura, realizzando direttamente la finalità diseducativa della pena. Con tali ripetuti provvedimenti che consentono al condannato di uscire prima del tempo stabilito, si fa capire allo stesso condannato e al tessuto sociale a lui connesso che tutto sommato non è stato commesso nulla di così veramente grave, si fa capire allo stesso condannato e al tessuto sociale a lui connesso che pure in caso di commissione di nuovi ed ulteriori reati, ci sarà sempre una via d’uscita a breve, ci sarà sempre e comunque un modo per farla franca a breve”. Così in una nota Giuseppe Maria Meloni, portavoce di Piazza delle Carceri e della Sicurezza del cittadino.

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