Comunicato stampa
Roma, 27 dic. 2023 – “L’anno che si sta chiudendo, purtroppo, è stato per le carceri italiane, l’ennesimo anno perso. Dopo l’anno dei suicidi, il 2022, quest’anno non è andata molto meglio, ma soprattutto è mancata ancora una volta, una vera volontà di riscossa e di cambiamento. Per una riscossa, per un cambiamento, sarebbe necessario porsi degli obiettivi ambiziosi ed importanti, staccandosi dalla logica dell’ordinaria amministrazione o al più della cura dell’emergenza che da anni contraddistingue la gestione delle carceri. Porsi degli obiettivi ambiziosi, non è un sinonimo dell’automatico raggiungimento di questi obiettivi, ma aiuta a fare molto di più, aiuta a superare i propri limiti. L’obiettivo veramente ambizioso potrebbe essere ad esempio, cambiare verso e fare addirittura delle carceri italiane un modello, un faro, un punto di riferimento a livello europeo e mondiale. C’è da dire tuttavia che al di fuori di una stagione di rinascita complessiva dei diritti che coinvolgono la società italiana, è impensabile porsi degli obiettivi così ambiziosi nella materia specifica delle carceri. Si, servirebbe proprio una stagione di rinascita dei diritti. Che importa ad esempio che il nostro Paese sia tra i più industrializzati se poi ci sono milioni di persone che soffrono la povertà . Bisognerebbe ad esempio, garantire effettivamente il diritto al lavoro, bisognerebbe garantire effettivamente il diritto di uguaglianza sostanziale, il diritto alla rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Bisognerebbe garantire il merito, il diritto al corretto funzionamento dell’ascensore sociale. Bisognerebbe riconoscere a milioni di persone che lavorano con partita iva, il diritto a poter usufruire di tutele e garanzie. Bisognerebbe garantire il diritto delle donne a poter godere in ambito lavorativo del medesimo trattamento, delle medesime possibilità , di cui usufruiscono i soggetti di sesso maschile. Bisognerebbe garantire alle donne non solo il diritto alla interruzione di gravidanza, ma anche il diritto a non trovarsi costrette a interrompere per forza la gravidanza. Bisognerebbe garantire effettivamente il diritto alla salute per tutti, eliminando il fenomeno delle liste di attesa che durano anni. Bisognerebbe garantire effettivamente i diritti delle persone disabili. Bisognerebbe in ogni caso garantire il diritto delle persone comuni a poter andare in pensione, senza dover attendere l’età in cui si cammina con il bastone o ci si muove con la carrozzina. Bisognerebbe garantire il diritto a non essere discriminati per i propri orientamenti sessuali. Tutto questo e tanto altro, in una stagione di rinascita complessiva dei diritti, sospinta dallo spostamento dell’attenzione e dell’interesse dall’Italia intesa come Paese, come Patria, agli italiani intesi come cittadini, ed in particolare ai bisogni ed al benessere dei cittadini italiani. Solo nell’ambito di questa stagione di rinascita complessiva dei diritti, potrà trovare posto anche il difficile e dimenticato argomento delle carceri, solo in questa stagione di rinascita dei diritti potranno trovare spazio degli obiettivi molto ambiziosi in materia di carceri. Nell’ambito di questa stagione di rinascita dei diritti, potranno finalmente trovare grande respiro, il fondamentale tema della dignità delle persone ristrette e il basilare tema del loro diritto alla salute. Nell’ambito di questa stagione di rinascita complessiva dei diritti, potranno poi perseguirsi degli obiettivi assai ambiziosi, quali ad esempio quello del riconoscimento di un vero e proprio diritto del detenuto ad essere rieducato, quello del riconoscimento di un vero e proprio diritto del detenuto ad essere reinserito positivamente all’interno della società , nonché quello del riconoscimento di un vero e proprio diritto all’oblio in capo al detenuto, ovvero il diritto a non essere etichettato per sempre come ex detenuto”. Lo dichiara in una nota Giuseppe Maria Meloni, portavoce dell’iniziativa Piazza delle Carceri e della Sicurezza del cittadino.