Comunicato stampa
Roma, 12 gen. 2018 – “Una pena che si sostanzi solamente nel trascorrere del tempo, senza adoperarsi in nulla, non può essere rieducativa. Dal trascorrere le giornate sui letti e giocando a carte, non potrà mai ricavarsi alcun tipo di rieducazione”. Lo afferma in una nota Giuseppe Maria Meloni, portavoce di Piazza delle Carceri e della Sicurezza del cittadino. “Una pena – spiega Meloni – che non tenda alla rieducazione del condannato diviene poi altamente pericolosa per la sicurezza della cittadinanza”. “Per orientare la pena verso la rieducazione, e quindi per aumentare in prospettiva anche la sicurezza dei cittadini, sarebbe necessario – osserva – portare nelle carceri lo spirito degli esami di riparazione nelle scuole.” “Bisogna far emergere nel detenuto – aggiunge – quell’impegno, quella voglia di riscatto, quel desiderio di farcela, quel desiderio di non essere bocciati che coltivano durante l’estate gli studenti delle scuole rimandati a settembre. Bisognerebbe subordinare dei premi, dei benefici, non soltanto alla buona condotta ma anche al superamento di veri e propri esami che dimostrino effettivamente l’impegno profuso dal detenuto in determinate attività utili al reinserimento”. “Bisognerebbe – conclude – che anche una volta scontata la pena, il fatto dell’impegno profuso dal detenuto, il fatto ad esempio di aver partecipato attivamente a dei percorsi di formazione e/o di lavoro, possa consentire automaticamente delle agevolazioni e dei vantaggi in termini di reinserimento, da non potersi riconoscere, invece, a chi ha scelto di trascorrere il periodo di pena nell’ozio completo”.