Comunicato stampa
Roma, 13 lug. 2018 – “Il senso di insicurezza di cui soffre la cittadinanza discende in parte anche da un fenomeno che a prima vista può destare simpatia e risultare normale, ma che in realtà sta inquinando in maniera molto seria tutta la nostra penisola: la raccomandazione.” E’ quanto afferma in una nota Giuseppe Maria Meloni, portavoce dell’iniziativa denominata Piazza delle Carceri e della Sicurezza del cittadino. “La raccomandazione – continua – è un qualcosa che non interessa solamente il mondo delle università, della sanità, ma è un fenomeno che ormai pervade tutti i settori della società italiana. La raccomandazione non solo uccide la trasparenza, ma soprattutto uccide la meritocrazia, creando evidenti riflessi sul generale andamento e sui risultati del Paese.” “La grande insicurezza che discende dal fenomeno della raccomandazione, – spiega – è quella che si ha quando le regole del gioco non sono chiare, è quella che si ha quando le regole del gioco sono truccate.” “La grande insicurezza che discende dal fenomeno della raccomandazione, – sostiene – interessa non soltanto la cittadinanza ed in particolar modo i giovani, ma interessa anche le imprese, le imprese italiane, così come le imprese straniere che vorrebbero investire in Italia”. “Il fatto che si tratti di un fenomeno sempre esistito, – rileva – non attenua le preoccupazioni nella gente e nel mondo delle imprese, trattandosi, probabilmente, non solo di un fenomeno che oggi come ieri, è in grado di determinare degli importanti successi, ma trattandosi anche di un fenomeno che oggi è addirittura in grado di determinare proprio l’inclusione o l’esclusione netta dal sistema di un qualsiasi soggetto persona fisica o giuridica che al di là dei grandi successi, abbia il desiderio di esprimere perlomeno le sue qualità e capacità.” “Non possiamo continuare a fare finta di niente, la raccomandazione – sottolinea Meloni – va combattuta e per combattere questo elemento che soffoca il respiro di tanti diritti, potrebbe essere necessario e utile creare nel nostro ordinamento un apposito reato che colpisca con veemenza questa condotta del raccomandare così come l’ulteriore condotta di aderire alla raccomandazione”. “Certamente, – conclude – è vero che il diritto penale non può essere sempre la soluzione di tutti i problemi, ma in questo caso oltre alla necessità di arginare questo fenomeno dilagante, appaiono esservi in gioco talmente tanti interessi pubblici da tutelare, così da giustificare senza ombra di dubbio il ricorso alla sanzione penale”.