Comunicato stampa
Roma, 02 lug. 2021 – “Poco stupore per i fatti di Santa Maria Capua Vetere. Difatti, non poteva non finire così ed in prospettiva, continuando in questo modo, non potrà nuovamente non finire così. Nel senso che se le carceri, nel nostro Paese, avessero goduto di un minimo di considerazione, di un minimo di dignità, ci sarebbe stata quella sufficiente attenzione, ci sarebbe stato quel sistema minimo di controlli, capaci di evitare sul nascere questi episodi. Le rivolte e poi i pestaggi sono stati cioè la naturalissima conseguenza di un mondo abbandonato a se stesso e che non interessa a nessuno, tanto meno alla politica che senza entrare più di tanto nel merito della questione e senza cimentarsi in una analisi oggettiva del problema, al più si diletta in un atteggiamento da tifoso della polizia penitenziaria oppure dei detenuti. Le rivolte e poi i pestaggi sono stati la naturalissima conseguenza di un mondo, quello delle carceri, che è completamente avvolto nel buio impenetrabile, sono stati la naturalissima conseguenza di un mondo di cui, nonostante molti lodevoli sforzi, si parla veramente troppo poco nei mass media. Se ne parla ancora troppo poco nei mass media, eppure le carceri non sono un mondo così silenzioso e privo di notizie, presumibilmente le carceri sono semplicemente un mondo di cui non è opportuno parlarne molto. Va detto che i pochi che cercano di raccontare questo difficile universo sono anche guardati con una certa diffidenza se non con sospetto, come se si trattasse di tematiche preoccupanti ed extra repubblicane. I pochi che discorrono di questo difficile mondo, nel momento in cui cercano di comunicare, spesso, vedono la loro voce così poco amplificata dall’informazione, da provare la scoraggiante e psicologicamente preoccupante sensazione di parlare da soli. Per evitare il ripetersi di questi gravi episodi, non servono le momentanee prese di posizione sull’onda delle notizie, non servono i grandi processi e le pene esemplari, non servono i grandi progetti di riforma, basta fare un semplice gesto che potrebbe eseguire anche un bambino, basta semplicemente accendere la luce e mantenerla sempre accesa. Mantenere la luce sempre accesa, significa ad esempio che per tornare nuovamente a parlare di carceri non è necessario attendere che nei prossimi quattro o cinque mesi, avvenga la scarcerazione di qualche boss. Bisogna puntare i riflettori sulle carceri e tenerli fissi, bisogna parlarne costantemente per mantenere sempre alta l’attenzione. E’ normale che se non si provvede ad alimentare l’attenzione su determinate questioni, le cose possano sfuggire completamente di mano. Bisogna discutere di carceri nell’ambito politico, nell’ambito dell’informazione e nell’ambito della società civile. In nome della Costituzione e del suo articolo 27, ed al fine di evitare il ripetersi di questi gravi episodi, c’è bisogno di un patto tra la politica, l’informazione e la società civile, ovvero un impegno comune e fermo, finalizzato a non dimenticare le carceri nei rispettivi ambiti di azione”. Lo afferma in una nota Giuseppe Maria Meloni, portavoce di Piazza delle Carceri e della Sicurezza del cittadino.