ADNK (CRO) – 26/04/2007

Roma, 26 apr. – (Adnkronos) – “Al Family day del 12 maggio scenderà in piazza la coscienza religiosa della persona, non solo per affermare una propria convinzione interna di fede, ma anche a difesa di uno dei valori più pregnanti dell’ordinamento statuale”. Lo afferma in una nota Giuseppe Maria Meloni, presidente di Clemenza e Dignità.
“Con questa manifestazione la coscienza religiosa si pone a salvaguardia di un preciso ed esattamente definito valore costituzionale dello Stato italiano, la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Si pongono, in questo modo – prosegue il presidente – le basi anche per rimeditare il concetto di laicità, tenendo conto che se lo Stato è la comunità di individui stabilmente insediata su uno stesso territorio, e la Chiesa o le Chiese sono comunità di individui che professano la stessa fede, necessariamente ci sarà un indefinito numero di persone che appartengono contemporaneamente e idealmente allo Stato e alla Chiesa”.
“Rispetto a queste persone – osserva Meloni – volere tracciare un confine, anche interno alle loro coscienze, tra la cittadinanza e la cittadinanza religiosa, è una creazione artificiosa, comunque un retaggio storico, derivato non da una conflittualità tra Stato e Chiesa, intesi quali comunità di persone, ma derivato in parte da una vecchia e preunitaria incomprensione tra Stati sovrani ed in parte dall’iniziale timore che il sentimento religioso in genere, potesse indebolire la consapevolezza di un nuovo stato unitario”. (segue)

(Adnkronos) – “Del resto – sostiene – se lo Stato è la comunità di persone che insistono su uno stesso territorio e ogni persona anche non credente è fornita, comunque, di una propria coscienza individuale, quale patrimonio di intelligenza, valori ed esperienze acquisite e trasmesse, necessariamente, ci sarà un indefinito numero di persone non credenti, che appartengono contemporaneamente e idealmente allo Stato e alla propria coscienza individuale”.
“Anche rispetto a chi non crede – spiega Meloni – risulterebbe, quindi, artificioso, tracciare un confine interno alla persona, tra la cittadinanza e la propria coscienza individuale. Se si parla, quindi, di laicità, in riferimento alla possibile contrapposizione tra il sentimento religioso e i valori dello Stato, per chi non crede, ugualmente, si dovrebbe parlare di possibile contrapposizione tra la coscienza individuale e i valori statuali, almeno che non si voglia affermare, per i non credenti, che la coscienza individuale delle persone coincida esattamente con i valori dello Stato”.
Per il presidente di Clemenza e dignità, “l’importanza della manifestazione del 12 maggio sta proprio nella possibilità di affermare e sottolineare, per la prima volta, nella naturale distinzione tra ambito civile e spirituale, l’unità e l’inscindibilità della persona, quale cittadino e cittadino religioso”.
(Laf/Col/Adnkronos)

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