ADNK (CRO) – 06/10/2008

Roma, 6 ott. – (Adnkronos) – “Tra le concause della paralisi della giustizia vi e’ anche il nostro dato culturale, abbiamo una concezione del diritto, assolutista, quale principale se non unico mezzo di giustizia e di conservazione dell’ordine sociale”. Lo dichiara in una nota Giuseppe Maria Meloni, presidente di Clemenza e Dignita’. “Uno scarso senso della comunita’ e della collettivita’, – prosegue – gia’ mentalmente, ci dissuade dall’idea di mediazione, conciliazione e moderazione, nell’interesse superiore e generale di tutti. Cosi’ nelle aule dei tribunali, aditi in misura sproporzionata, intravediamo quasi un luogo di giustizia assoluta, come trascendente, e difficilmente, anche negli aspetti secondari e minimi della nostre vita quotidiana, riusciamo a fare a meno delle soluzioni nette che il diritto comporta”. ” I limiti di questa cultura, poi – osserva Meloni – non si palesano tanto in presenza di nozioni o tecniche della scienza che governino precisamente la materia del contendere, oppure nei rapporti patrimoniali, economici e commerciali, che per loro natura necessitano proprio di una regolamentazione certa e netta, ma si manifestano sempre piu’, nel momento in cui si debbono applicare le soluzioni radicali del diritto, a problematiche molto piu’ complesse ed a volte irrazionali, quali rapporti umani personali, filiali e familiari, in un contesto di sentimenti e soventemente di sofferenza”. “Tali difficolta’ applicative del diritto, – continua – vengono faticosamente aggirate attraverso un notevole sforzo interpretativo delle norme che puo’ tradursi addirittura in innovazioni della stessa disciplina. Tuttavia, la crescente annessione alla giustizia ordinaria di queste complesse problematiche umane, molte delle quali, tempo fa, confinate alla morale ed autogiudicate dalla morale stessa, rende questo sforzo interpretativo non piu’ sufficiente”. “Specie la’ dove sono in gioco rapporti umani di natura familiare, – aggiunge Meloni – e’, oggi, necessario accompagnare o precedere la stretta applicazione del diritto con iniziative di persuasione, di mediazione e di conciliazione, attraverso, quindi, strumenti di giustizia meno rigidi, meno astratti, piu’ umani e piu’ conformi all’equita’”. “La nostra proposta del curatore familiare – conclude Meloni – s’inserisce per l’appunto in queste considerazioni, e auspichiamo, possa trovare presto collocazione, all’interno del procedimento di separazione personale dei coniugi”.

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