ADNK (CRO) – 21/09/2009
Roma, 21 set. – (Adnkronos) – “In attesa della discussione parlamentare sul biotestamento, è intervenuta anche una sentenza del Tar Lazio, ma ugualmente si continua a discutere di trattamenti sanitari e di nutrizione e idratazione artificiale, in un’ottica palesemente errata, come se tutto ciò fosse giuridicamente solo nella piena disponibilità della persona, come se tutto ciò dipendesse solamente dalla volontà individuale, attuale o ricostruita”. Lo afferma in una nota Giuseppe Maria Meloni, presidente di Clemenza e Dignità.
“Da credenti – prosegue – ci piacerebbe solo segnalare che la vita è un dono di Dio e come tale va rispettata sino alla fine. Tuttavia, su un piano propriamente giuridico abbiamo il dovere di rappresentare che qualsiasi disciplina di biotestamento venisse deliberata dal legislatore, troverebbe poi un limite invalicabile nell’art. 5 del nostro codice civile. Un articolo collocato in un contesto solamente privatistico, ma espressione di un principio generale e avente dunque valore di norma imperativa e inderogabile”.
“L’art. 5 del codice civile – rileva – impedisce la gestione del proprio corpo in una prospettiva giuridica solamente personale e privata. Tale norma fa riferimento agli ‘atti di disposizione del proprio corpo’, ovvero alla possibilità di usare il proprio corpo, alla facoltà di disporre della propria integrità fisica, vietando gli atti di disposizione del corpo che possano cagionare una diminuzione permanente della stessa integrità, o quando siano altrimenti contrari alla legge, all’ordine pubblico o al buon costume”. (segue)